Se senti il bisogno di rallentare sei autorizzata ad immetterti nella corsia lenta della vita!

Anche se tutti corrono e si affannano, non sei tenuta a sostenere il ritmo frenetico del fare se senti invece la necessità di avanzare secondo un’andatura più tranquilla.

sentiero in mezzo ad un bosco

Il vero significato della parola “lentezza”

Ultimamente leggo ovunque racconti di persone che dicono di sentirsi stanche, demotivate, sfibrate, apatiche, ansiose e con un grande bisogno di rallentare. Veniamo da un periodo difficile e, tanto per non farci mancare nulla, è arrivato anche lo spauracchio di una guerra mondiale. Quindi, diciamocelo, avere la sensazione che la nostra quotidianità e la visione del nostro futuro siano un po’ “sbarellate” ci sta.

Dilaga, insomma, una stanchezza psicologica profonda. È un insieme di cose, stati d’animo, pensieri che si accavallano, fanno dei ghirigori dentro di noi, poi si allontanano, poi ritornano. Alcuni giorni siamo su, quelli in cui intravediamo un senso, una direzione, e altri siamo giù, quelli in cui ci sentiamo annebbiate e indietro anni luce su ogni cosa. Si tratta di una stanchezza molto personale che, proprio per questo, assume per ognuna di noi forme diverse, sviluppa riflessioni diverse, fa maturare diverse consapevolezze, stimola in modo diverso la creatività, fa infrangere sogni differenti.

Nonostante l’incertezza, la rabbia e la paura, però, come sempre accade di fronte ai momenti critici collettivi, le persone hanno dimostrato di saper tirare fuori anche forza, generosità, ingegno, flessibilità. Forse c’è stato quasi uno strabordare in questo senso, non so se anche tu hai avuto questa sensazione. Durante i confinamenti forzati dovuti alla pandemia, ad esempio, è stato un continuo di iniziative a distanza: webinar, maratone, consulenze, regali a destra e a manca. Si sono scatenate le produzioni di contenuti di ogni tipo, quasi con il senso di obbligo ad esserci e a far sentire per forza la propria voce. Io, onestamente, non sono riuscita a starci dietro. Non avevo voglia di leggere e ascoltare vagonate di roba, di incamerare camionate di input e informazioni.

È un trend questo che sta continuando, e che per certi versi può far sentire in colpa per la scarsa produttività, per il non approfittare delle opportunità che arrivano, per avere la sensazione di non essere ancora scese dalla giostra che gira vorticosamente mentre molte altre persone sembrano aver trovato la quadra di ogni cosa. 

Ma voglio dirti che non sei obbligata a correre da nessuna parte e che se senti che vuoi muoverti a passo di lumaca puoi farlo. Siamo solite associare al concetto di lentezza l’idea di muoverci piano. Ma in realtà, se recuperi l’etimologia di questa parola, scoprirai che rimanda al significato di “non teso” e quindi, per estensione, rilassato. È come quando si dice “questa corda è allentata”, e quindi non tirata al massimo.

Lentezza, perciò, non ha a che fare tanto con il muoverti nella tua quotidianità come se fossi un Bradipo, ma piuttosto con la capacità di trovare il tuo ritmo, quello che ti permette di fare le cose senza sentirti costantemente in affanno e sotto pressione.

Visto il periodo particolare che stiamo vivendo, allora, puoi certo essere produttiva, fare cose, lavorare su obiettivi, ma lo puoi fare percorrendo la “corsia lenta”, quella di chi ha bisogno di una strada più delicata, più spaziosa, meno frenetica. È la corsia dove rinunci a seguire il ritmo degli altri e scegli, invece, di abbracciare ed onorare il tuo. Qui, più che preoccuparti di raggiungere la destinazione desiderata il più velocemente possibile, ti focalizzi sul viaggio e sui diversi panorami che ti si presentano davanti mentre avanzi. È qui che scegli di estenderti più in profondità piuttosto che in larghezza, di preferire l’intenzionalità piuttosto che il pilota automatico.

Nella corsia lenta, insomma, scegli volontariamente di rallentare, di fare l’essenziale, di ridare priorità a te stessa, di rinunciare a perseguire o creare qualcosa solo per stare al passo degli altri, di smascherare la menzogna che dovresti comportanti secondo le regole e il ritmo di qualcun altro.

Proprio per questo, al di là di quello che vedi ora fare alle altre donne, in merito a qualunque cosa – come stanno strutturando il lavoro, come stanno gestendo la famiglia, cosa stanno facendo per la loro salute, quali abitudini stanno cambiando, come stanno pianificando il loro futuro ecc. – ricordati che il viaggio esistenziale che stai facendo è tuo, che puoi viverlo a tuo ritmo, che puoi decidere tu quando sostare e quando ripartire.

Stabilisci qual è il tuo abbastanza

In un contesto culturale che ragiona in modo lineare e stereotipato, facciamo fatica a renderci davvero conto che l’unico ritmo che dobbiamo mantenere nel fare le cose è il nostro, l’unico percorso che dobbiamo percorrere è quello che abbiamo tracciato per noi stesse senza farci influenzare da quello che stanno facendo gli altri.

È quasi impossibile aprire la propria strada seguendo le orme di qualcun altro. Questa vita è solo mia. Quindi ho smesso di chiedere alle persone indicazioni per luoghi in cui non sono mai state. (dal libro “Libera. Smetti di compiacere gli altri, comincia a vivere davvero”, Ed. Mondadori)

Perciò, invece di stabilire i tuoi traguardi basandoti su ciò che le altre persone mostrano delle loro vite (e che non sono sempre così scintillanti come sembrano!), stabilisci qual è il tuo “abbastanza”, il tuo margine oltre al quale non senti la necessità di andare. Non farlo significa inseguire continuamente un “di più” che alla fine, inevitabilmente, porta all’esaurimento e alla costante insoddisfazione. 

In questo momento potresti anche non avere ancora chiarito la direzione esatta verso cui muoverti, ma se qualcosa dentro di te ti incoraggia a fare un cambiamento questa è l’unica voce che può davvero essere la tua guida. Non esiste un modello taglia unica per vivere la vita, perciò lascia andare ciò che senti stagnante e permetti a nuove radici di svilupparsi e a nuovi rami di raggiungere la direzione che senti giusta per te.

La Terra non ha paura del cambiamento, lo accoglie perché sa che quando la nostra identità inizia a cambiare, segnala un’intera nuova era geologica nelle nostre vite. Un tempo di forgiatura dell’anima. Quindi, se di recente hai sentito cambiare la tua identità, abbracciala. Non avere paura. Lascia che venga soffice e totale come una neve notturna. Lascia che la tela delle tue giornate diventi vuota, perché è qui che puoi iniziare a vedere la forma di ciò che verrà dopo. La linea calligrafica di chi stai diventando è attualmente in formazione. Quindi fidati dell’inizio incerto, quel gesto perfetto del tuo sé che viene in essere. Cambia come la Terra ed entra nel tuo destino.

E non pensare che non vedere risultati concreti significhi automaticamente aver sbagliato percorso. Anche la crescita che non è fisica o visibile è comunque una crescita e, al di là come sia andato per te l’ultimo periodo, se ti prendi del tempo per elaborare quanto hai vissuto molto probabilmente troverai alcuni, e magari molti, segni di progresso. Potrà trattarsi di segnali che solo tu noti, ma quello che conta davvero è proprio la tua consapevolezza!

E nonostante sia una formula che va molto di moda, ricordati che non esiste un traguardo che si raggiunge in una notte. Allora, invece di ossessionarti sulla velocità con cui arrivi alla destinazione stabilita, concentrati sul riconoscere ed apprezzare tutti i passi che percorri ogni giorno che ti muovono verso quella destinazione. La velocità di cui hai bisogno per far maturare quello che vuoi non ha a che fare con la tua capacità di farlo maturare.

La chiave è il rispetto della ciclicità

Spesso premiamo sull’acceleratore e mettiamo su noi stesse troppa pressione per realizzare le cose rapidamente e sperimentare risultati immediati. Peccato, però, che in questo modo otteniamo cose che di frequente risultano poi non sostenibili nel lungo periodo.

Spingere, sforzare, non rispettare i nostri limiti, essere sempre in modalità “fare” rappresenta una mancanza di rispetto della natura ciclica del processo di crescita. Questo processo infatti non è lineare e, pertanto, contiene molte fasi e stadi di evoluzione (che si aggrovigliano tra di loro) che non corrispondono sempre al risultato finale. Prima cioè di arrivare al traguardo ambito ci sono tappe intermedie e fasi critiche che talvolta, ad una prima analisi, sembrano sfavorevoli.

Praticamente, tanto per intenderci:

Rappresentazione schematica della natura ciclcica del processo di crescita

Sì lo so, l’immagine di sinistra sembra più allettante: parto da un punto A, stabilisco le tappe per arrivare al punto B, compio le azioni logiche necessarie e arrivo alla meta ambita. Nella maggior parte dei casi, però, non è come funzionano le cose e capirlo è di grande importanza, soprattutto adesso che, a causa degli eventi mondiali, ci portiamo dietro un enorme carico di ansia.

Tra una tappa e l’altra c’è la vita, con i suoi alti e bassi, i suoi imprevisti, i suoi scherzi dell’ultimo momento, e ci sei tu con i tuoi cambi di prospettiva, le tue incertezze, i tuoi malesseri, le tue nuove consapevolezze. Succede anche in Natura che, al di là delle previsioni, un seme non riesce a germogliare, un cucciolo muore poco dopo essere nato, un albero vigoroso viene abbattuto da una folgore, un frutto si sviluppa malato.

In realtà, a voler essere precisa, l’immagine di destra non è del tutto corretta perché la crescita ciclica non ha un traguardo finale e, quindi, non esiste punto di arrivo verso cui affrettarsi. Nell’immagine, però, ho messo un punto di partenza e di arrivo perché, comunque, da qualche parte dobbiamo arrivare quando ci poniamo una meta da raggiungere.

E sì, spesso in quel “groviglio” ci perdiamo, annaspiamo, entriamo in confusione. Fa parte del processo!

Naturalmente questo non significa non progettare. È chiaro che si mi trovo in A e voglio andare in B devo tracciare il percorso da seguire, le singole tappe da raggiungere, le risorse di cui ho bisogno, i tempi di realizzazione ecc. Ma dobbiamo ricordare, tuttavia, che sulla carta questo percorso è una linea retta, ma nella realtà sarà una linea molto più arzigogolata!!

Una mappa di orientamento per la corsia lenta

La “corsia lenta”, naturalmente, la puoi percorrere nel modo che senti giusto per te. Io qui voglio condividere una mappa di riflessione che ho creato tempo fa per me stessa, e che avevo poi condiviso con le donne iscritte alla mia newsletter, basata su 6 parole chiave: radicamento, intenzionalità, lentezza, essenzialità, sostenibilità, trasformazione. Si tratta di una sorta di mappa di controllo da usare quando devi scegliere se, ad esempio, ha per te senso continuare a svolgere una certa attività, portare avanti un certo progetto o perseguire un certo obiettivo. Per comodità chiamiamo Y quello su cui hai bisogno di riflettere.

A questo punto puoi chiederti:

RADICAMENTO – Y è ancorato a me stessa 

  • Rispetta il mio modo di essere?
  • Fa leva sulle mie potenzialità?
  • È in linea con il mio sentire profondo?
  • Mi fa sentire centrata?
  • Rispetta i miei limiti?

 INTENZIONALITÀ – Y ha un fine preciso 

  • È davvero significativo?
  • Ha senso perseguirlo?
  • So qual è il suo ruolo?
  • Riflette un mio vero bisogno?

 LENTEZZA – Y è privo di tensione 

  • Rispetta il mio ritmo?
  • Riesco a gestirlo senza ansie?
  • È adattabile alle mie esigenze?
  • Se serve, posso modificarlo?

ESSENZIALITÀ – Y è davvero indispensabile 

  • Può fare davvero la differenza?
  • È davvero utile adesso?
  • Mantiene le cose semplici?

SOSTENIBILITÀ – Y è tollerabile nel lungo periodo 

  • Rientra nei miei parametri soggettivi? (valori, etica, credenze…)
  • Riesco a fronteggiarlo in modo propositivo?
  • Rispetta davvero il mio benessere?
  • Mi fa sentire forte, nutrita, sicura?

 TRASFORMAZIONE – Y ha la forma adeguata 

  • Ha la funzione/struttura giusta per me?
  • Se no, in cosa e come deve cambiare?
  • Quali rischi devo accettare di correre?

Modifica questa mappa come preferisci. Togli quello che non ti risuona, aggiungi quello che pensi manchi. Nella corsia lenta, credimi, siamo in tanti, donne e uomini, e al contrario di quello che pensa qualcuno non è la “corsia degli sfigati” ma, piuttosto, quella di chi sceglie il rispetto del proprio sentire.

Psicogiardinaggio Pratico
pianta questo seme di consapevolezza

Se in questo momento senti che vuoi mettere il turbo, perché hai ritrovato vigore, voglia di fare e hai tante idee che “spingono” per venire al mondo, va benissimo.

Ma se, al contrario, senti che la corsia lenta è proprio quello che fa per te adesso, imboccala senza indugio. Inizia con il chiederti:

  • Perché mi sento attratta dalla corsia lenta?
  • Come vorrei percorrere questa corsia?
  • Quali sono le regole e il ritmo giusto per me?
  • A cosa devo dare una diversa priorità?
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