Lasciati attraversare dai tuoi “temporali interiori” per sfruttare la rabbia in modo costruttivo

Impetuosa come un temporale la rabbia, se gestita con consapevolezza, può diventare una tua preziosa alleata che ti aiuta a capire cosa non è in linea con quello che vuoi per te e la tua vita.

Sfruttare la rabbia

La rabbia è come un temporale

Credo che, tra tutte le emozioni umane, la rabbia sia una delle più bistrattate. Sentirci arrabbiate, di solito, non ci piace, ci crea stress e ci mette a disagio. Probabilmente perché, come ci dice anche l’etimologia del termine, la rabbia ci spinge all’azione collerica, alla voglia di compiere un atto violento contro quel qualcosa o quel qualcuno che ha acceso in noi questa energia impetuosa. E questo ci fa sentire, a torto, delle persone “cattive”.

Come spiego nel mio percorso Il Giardino che Sono, le emozioni possono essere considerate le condizioni meteorologiche del tuo mondo interiore. È una metafora che ho sempre trovato estremamente calzante perché, proprio come i fenomeni atmosferici, le emozioni sono passeggere, cicliche, inevitabili, a volte intense e tumultuose, altre volte lievi e pacate.

Forse ti starai chiedendo perché nel titolo di questo articolo parlo di temporali. Lo faccio perché, come scoprirai, esiste una forte somiglianza tra le fasi di insorgenza di un temporale e quelle della rabbia.

Adesso mi spiego meglio…

Le fasi della rabbia

Un temporale nasce quando una grande massa d’aria calda e umida si porta ad alte quote dove subisce un processo di raffreddamento. Ciò comporta la condensazione del vapore acqueo in essa contenuto e la formazione delle classiche nubi temporalesche. É un fenomeno atmosferico accompagnato spesso da lampi, tuoni, raffiche di vento e piogge intense. Le fasi che lo caratterizzano sono quattro:

  1. Sviluppo. L’instabilità fa nascere un cumulo di nubi di grandissime dimensioni.
  2. Maturità. Il cumulo diventa una nube imponente che, avendo raggiunto dell’aria stabile, non può più salire e si espande allora orizzontalmente.
  3. Dissipazione. L’aria fredda discendente prevale sulla calda, iI temporale si scarica e perde vigore.
  4. Scomparsa. Il temporale sparisce e al suo posto rimangono dei cumuli di nubi a forma di fiocchi o strisce.

Nel leggere queste fasi non ci trovi un’assonanza con la crescita e la diminuzione della rabbia che, in certi frangenti, sperimenti? Prova a sentire se che quello che scrivo ti “risuona”:

  1. Sviluppo. Un evento che crea in te instabilità – un litigio, un’offesa, un’ingiustizia, una notizia spiacevole ecc. – fa addensare dentro di te una massa di energia rabbiosa.
  2. Maturità. L’energia rabbiosa comincia a montare sempre più espandendosi a macchia d’olio, invadendo ogni tuo pensiero ed offuscando la tua capacità di ragionare con obiettività.
  3. Dissipazione. Sfoghi la tua rabbia, in modi più o meno funzionali – urli, rispondi male, piangi, rompi qualcosa ecc. – lasciando che fluisca fuori di te (non è insolito, purtroppo, che invece di lasciare che la rabbia si sfoghi in modi che non siano di danno a nessuno, venga trattenuta permettendo, così, che la sua energia diventi ancora più invasiva).
  4. Scomparsa. Sfogata la rabbia, pian piano le cose tornano nella norma. Magari ti senti spossata, ma tutto sommato soddisfatta della quiete che è tornata dentro di te.

In Natura, sicuramente lo avrai notato anche tu, dopo un temporale l’ambiente è più bello. I colori sono più vivi, l’aria è più fresca, i profumi sono più intensi, il cielo è più limpido. Anche la rabbia, se adeguatamente gestita, potrebbe avere lo stesso effetto su di te.

Durante l’adolescenza la mia percezione dei temporali ha cominciato a cambiare. Ho cominciato a notare quanto sia limpido e chiaro il panorama dopo che la rabbia degli elementi si è sfogata, quanto sia pulita e frizzante l’aria. Dopo il temporale tutto sembra essere rinnovato, e il sole che splende pulito mostra la bellezza della vita anche dopo la peggiore tempesta. Poi il temporale l’ho vissuto. Un bel ciclone si è abbattuto sulla mia vita rovesciando i tetti sotto cui mi ero riparata fino a quel momento. Un matrimonio che finiva, un lavoro in cui avevo dato tutto e venivo messa da parte, due figlie di cui non ero madre e che non stavo crescendo io. [...] La mia rinascita è iniziata quando qualcuno mi ha aiutato a ricordare che dietro le nuvole il sole c’è sempre e aspetta solo di illuminare di nuovo il cammino. E quando ha smesso di piovere, l’aria cristallina e l’atmosfera improvvisamente limpida mi hanno fatto vedere me stessa in un’altra luce e con nuovi colori. I colori della mia vera natura, di ciò che amo, di ciò che mi appassiona e mi nutre rendendomi vitale, unica e insostituibile. Come tutti noi. (dall’articolo “Perché ho imparato ad amare i temporali”, www.be-light.it)

La rabbia amplia la tua consapevolezza

In generale, la rabbia tende ad intimorire perché la potenza con cui ci attraversa ci fa temere di perdere il controllo e di portarci verso un pericoloso sentiero fatto di azioni esplosive del tipo “adesso vado lì e… gli spacco la faccia, gli squarcio le ruote della macchina, lo faccio piangere ecc.”. In realtà questo succede quando, non prestandole un buon ascolto e cercando di soffocarla, la trasformiamo in un’aggressività generica che va a travolgere un po’ tutto quello, o quelli, che incrociano la nostra strada: la biancheria che nostro figlio ha lasciato per terra fa un volo dalla finestra, la battuta ironica del nostro vicino di casa ci fa urlargli contro che è un cretino, la richiesta di indicazioni stradali di un passante ci fa rispondere in modo maleducato che non abbiamo tempo da perdere. Non è inusuale che, poco dopo, ci pentiamo del nostro agire rendendoci conto che siamo state esagerate e troppo impulsive.

Ma non deve per forza andare in questo modo. La rabbia, infatti, può esserti amica e se impari a prestarle ascolto e a trattarla nel modo giusto, ti aiuta a prendere coscienza di alcune cose importanti. Ti informa, ad esempio, che:

  • I tuoi confini personali sono stati violati
  • Qualcosa a cui tieni molto è messo in pericolo
  • Qualcuno sta cercando di raggirarti
  • Qualcosa nella tua vita non sta funzionando come dovrebbe
  • Un tuo bisogno vitale non è stato rispettato
  • Una parte di te non è stata ascoltata

Certo, la rabbia può nascere anche da un’incomprensione come quando, parlando con qualcuno, interpreti in modo errato le sue parole prendendole come un’offesa o una critica nei tuoi confronti. Ma anche in questo caso la rabbia diventa un utile strumento perché, se la vivi e la gestisci con consapevolezza, ti permette di capire ad esempio che la tua capacità di ascolto ha bisogno di una limatina o un pensiero tossico sta sabotando la fiducia in te stessa.

La rabbia, proprio come un temporale, è un’energia potente e, come questo fenomeno atmosferico, può essere anche devastante, soprattutto quando associata ad eventi estremamente dolorosi come, ad esempio, un lutto o una grave malattia. Il suo livello di “devastazione”, però, è soprattutto legato al permetterle di uscire fuori controllo.

La rabbia esplosiva è una esperienza molto diffusa tra le persone che accumulano rabbia inespressa. Funziona più o meno così: quando la rabbia (e l’energia che trasporta) diventa tanta, troppa, arriva l’esplosione e con essa anche la conferma che era proprio meglio non esprimerla e tenerla per sé. Da qui la bontà di “quella” obiezione (rabbia=distruzione) e la paura di ascoltare e vivere questa emozione. Ecco, io vedo (almeno) un modo per evitare l’esplosione: comunicare la tua rabbia. Ossia darti il permesso di dire che sei arrabbiato: puoi iniziare a dirlo a te, e poi allenarti a comunicarlo anche agli altri di cui ti fidi. Quando esprimi la rabbia, manifesti il bisogno insoddisfatto di cui questa emozione ti sta ricordando l’esistenza e l’insistenza. E se ti dai la possibilità di mostrare il tuo bisogno ogni volta che puoi e ritieni importante per te, allora stai finalmente dando un senso e anche uno scopo alla tua rabbia, rendendola utile per il tuo benessere e non una brutta (e cattiva) roba da evitare. (dall’articolo “Comunicare la rabbia senza distruggere”, psicologapsicoterapeutaroma.com)

Naturalmente sei tu che, da una posizione di piena centratura (cioè a partire da quella parte di te che sa rimanere imparziale, osservare le cose con la dovuta obiettività e svincolarsi da ogni identificazione), devi decidere se esprimere la rabbia che stai sperimentando e, se sì, in che modo farlo. Può andare anche bene non esprimerla, purché sia una decisione presa in piena consapevolezza magari perché, riflettendoci bene, ti rendi conto che la rabbia che ti ha suscitato l’osservazione di una tua amica sul tuo lavoro è nata dall’aver frainteso quello che lei voleva dirti e, chiarito il fraintendimento, esprimerla non trova più un senso. Oppure perché, sapendo che il tuo interlocutore si trova in un momento di grande difficoltà, capisci che il suo atteggiamento maleducato nei tuoi confronti nasce dal malessere che sta vivendo e, soprattutto se è una persona a cui vuoi bene, puoi decidere che non è il momento di creare ulteriore tensione attraverso l’espressione della tua rabbia.   

Quello che è importante che tu abbia chiaro è che non c’è nulla dentro di te che sia lì a caso e la rabbia, esattamente come qualsiasi altro “contenuto psicologico” che puoi sperimentare, ha una sua precisa funzione. Se impari ad usarla a tuo vantaggio, avrai nel tuo capanno degli attrezzi uno strumento in più per il tuo benessere!

Psicogiardinaggio Pratico
innaffia questo seme di consapevolezza

“Dopo ogni tempesta il sole sorriderà; per ogni problema c’è una soluzione e il dovere irrinunciabile dell’anima è di essere di buon umore” ci ricorda il teologo e scrittore statunitense William R. Alger. Tra il dire e il fare però, come sappiamo tutti molto bene, c’è il mare, e quindi so perfettamente che non è sempre così facile gestire con maturità la rabbia. Ma puoi allenarti e, soprattutto, imparare ad ascoltarti con maggiore profondità per cogliere i preziosi segnali di cui vuole renderti cosciente.

Inizia a riflettere sul parallelismo che ti ho proposto tra rabbia e temporale e, quando ti senti pronta, prova a rispondere a queste domande:

  • Che rapporto ho con la rabbia?
  • Di solito, riesco a gestirla bene?
  • Quali sono le modalità più tipiche con cui la esprimo?
  • Che sensazioni fisiche mi crea?
  • Come mi rapporto alla rabbia delle altre persone?
  • Quali sono i miei timori rispetto l’espressione della rabbia?
  • Quali sono i modi funzionali giusti per me per lasciarla fluire?
  • Come posso fare amicizia con i miei “temporali interiori”?
Qual è il tuo punto di vista?
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