Per vivere con equilibrio il tuo anelito spirituale devi mettere radici nella realtà quotidiana
Nonostante il corpo e la dimensione terrena vengano spesso demonizzati, la via verso un ottimale stato di benessere psicofisico lo trovi nel consapevole equilibrio tra la tua natura umana e la tua natura spirituale.
Il sotto è importante quanto il sopra
Arrivata la Primavera, un giovane e delicato seme, dopo aver trascorso comodamente l’Inverno sotto la calda e umida terra, comincia il suo viaggio verso la vita. Non ha idea di cosa gli accadrà esattamente, né degli imprevisti che potrebbe dover fronteggiare lungo il cammino. Semplicemente, stimolato al risveglio dall’acqua e dal Sole, asseconda la “spinta” che lo fa muovere verso l’alto, verso la luce che è vita.
Il seme sa che per svilupparsi deve seguire questa direzione ma, accolto e nutrito dalla terra e dai suoi tanti piccoli abitanti, nel contempo affonda le sue radici nella profondità del terreno consapevole che solo questo duplice sviluppo (verso l’alto e verso il basso) potrà farlo crescere sano e forte. In seguito, attraverso esperienze d’incontro e di scambio con l’ambiente circostante, il seme potrà trasformarsi da germoglio a pianta ricca di altri semi pronti a compiere nuove e fantastiche trasformazioni.
Ecco il segreto di una vita equilibrata: crescere in altezza quanto si cresce in profondità. Pensa ad un albero con la sua folta chioma protesa verso il cielo. Questa crescita non sarebbe possibile se, in modo parallelo, non avesse sviluppato un forte, stabile e profondo apparato radicale. Se così non fosse, sarebbe sufficiente una piccola perturbazione per sradicarlo dal terreno condannandolo, inevitabilmente, al prematuro deperimento. Oltre che dalla luce solare, infatti, è dalla radici che una pianta riceve il nutrimento di cui ha bisogno per sopravvivere.
Lo stesso movimento appartiene, o meglio dovrebbe appartenere, anche a noi. Non a caso l’essere umano, da sempre considerato ponte tra il Cielo e la Terra, rappresenta il tramite tra il Mondo Terreno, quello legato alla dimensione materiale, e il Mondo Celeste, quello legato alla dimensione spirituale. Si tratta di due facce della stessa medaglia e dovrebbe quindi risultare scontato, per ognuno di noi, abitare con il giusto equilibrio entrambe i Mondi. Nella realtà dei fatti, però, spesso e volentieri le cose stanno in modo molto diverso.
Abituate a dividere tutto in compartimenti stagni e a credere di dover scegliere una cosa piuttosto che un’altra, molte persone conducono la propria esistenza o troppo ancorate alla vita materiale, con tutti gli eccessi e le mancanze che questo comporta, o troppo protese verso una presunta vita spirituale che, scollegata dal quotidiano, si trasforma in fuga dalla realtà e in eccessiva rigidità.
Dobbiamo imparare a non dividere i fiori delicati dalle radici della terra, perché il fiore separato dalla radice avvizzisce e i suoi semi sono sterili; mentre la radice, solida nella Madre Terra, produce fiore dopo fiore e ne porta i frutti a maturazione.
CABALA – gli insegnamenti esoterici dell’ebraismo rabbinico
Spirituale e materiale non sono in conflitto
È vero che, anche se sopito, in ogni individuo esiste un innato anelito superiore che si esprime con il bisogno di trovare un senso profondo alla propria vita, e a quello che si fa, e di sentire che la propria presenza sul pianeta ha un preciso significato. Naturalmente, come è giusto che sia, ognuno deve trovare il proprio modo di soddisfare questo anelito ma l’importante è riconoscerlo e, soprattutto, viverlo con consapevolezza. Soltanto la realizzazione di questa spinta, infatti, può condurre alla pienezza dell’essere, alla completa realizzazione di quello che siamo e all’autentica manifestazione della nostra ricchezza interiore.
Ma pensare di dover prediligere questo anelito alla vita di tutti i giorni o, al contrario, di dovergli fuggire come la peste, rappresenta un grave errore di valutazione da cui non possono che derivare problemi e difficoltà di vario genere: relazionali, affettive, economiche, lavorative, mentali ecc. Ecco perché è importante abbondare ogni atteggiamento dualistico che vede nello spirituale il “bene” e nel materiale il “male”, o viceversa. Tutto questo, infatti, allontana dal senso di unità con la Vita e può condurre a gravi stati di alterazione psicofisica.
Certo, come “essere spirituale” sei eterna e illimitata nel tuo potenziale, ma come “essere mortale” sei finita e limitata e, soprattutto, con una scadenza temporale che non conosce appello. Proprio per questo, il tuo tempo qui andrebbe vissuto bilanciando con equilibrio ed armonia le tue energie affondando saldamente i tuoi piedi nel terreno ed alzando nel contempo le braccia verso il cielo.
Prova a pensare ad una casa. Ciò che la sostiene e che le permette di non crollare sono le fondamenta, la sua parte “invisibile”, quella scavata profondamente sotto il terreno. Puoi costruire la casa più grande e meravigliosa di questo mondo ma, senza fondamenta, prima o poi ti crollerà addosso. Tutto ciò che viene costruito su basi fragili e instabili è destinato a venire distrutto con facilità. Al contrario, tutto ciò che viene fatto poggiare su basi solide e inamovibili, dura nel tempo.
I segni del buon radicamento
Per te, dunque, poggiare sulle tue radici significa:
- Essere in contatto con la realtà, sia quella esteriore che quella interiore
- Sentire pienamente te stessa e il tuo corpo
- Saper stare sulle tue gambe
- Sentirti stabile, in equilibrio e piena di energia
- Saper guardare le cose per quelle che sono
- Saper restare con coraggio con il tuo sentire
- Avere fiducia nelle tue capacità e nella Vita
- Saperti relazionare con gli altri e con l’ambiente circostante
- Saper vivere nel momento presente senza perderti in illusorie fantasticherie
- Accettare la tua natura
- Vivere con passione la tua umanità
- Conoscere i tuoi diritti e doveri
- Essere in sintonia con i cicli naturali
- Comportarti con integrità
- Godere con equilibrio dei piaceri della vita
- Concretizzare i tuoi sogni e aprirti al mondo
- Affrontare con positività i tuoi problemi
- Dare ascolto alla voce del tuo intuito
- Non essere mentalmente dispersiva
- Saper sfruttare al meglio quello che sei, che conosci e che possiedi
Da dove partire per concretizzare questo radicamento? Bé dallo strumento fisico a te più vicino: il tuo corpo. Tu, ovviamente, non sei un corpo (tu, semmai, possiedi un corpo) ma qualcosa di molto più grande. Tuttavia, non puoi ignorare che se esisti su questo piano di realtà e se puoi esprimerti e relazionarti con ciò che ti circonda è proprio grazie al corpo. Capire questo è di vitale importanza perché, alla lunga, essere “sradicata” aumenta nella tua vita il livello di frustrazione e di malessere allontanandoti dal senso di gioia, di piacere e di vitalità che solo un pieno e profondo contatto con te stessa, con gli altri e con la realtà può donarti.
La propria casa è il proprio corpo. Non essere connessi in modo sensibile con il proprio corpo vuol dire essere uno spirito disconnesso che fluttua attraverso la vita senza alcun senso di appartenenza. Tutti i pazienti con cui ho lavorato sentono, in misura maggiore o minore, questa separazione e solitudine, ed è un modo di essere tragico. L’obiettivo del mio lavoro terapeutico è aiutare le persone a ritrovare il loro senso di connessione con la vita e con gli altri, e radicarsi è l'unico modo per farlo. (dal libro “Onorare il corpo”, Ed. Xenia)
ALEXANDER LOWEN – psichiatra statunitense
Darti il permesso di affondare le tue radici nella dimensione terrena, quindi, è la sola via per fare ritorno ad un modo di esistere realmente autentico. Questo, e non l’alienazione dalla realtà quotidiana, è il punto di partenza per qualsiasi sana “apertura celeste”.
Psicogiardinaggio Pratico
Se possibile, trovati un posto tranquillo all’aperto in uno spazio con degli alberi. Siediti accanto a loro, magari poggia la schiena su un tronco, e osservali in silenzio. Osserva la loro estensione verso l’alto e poi focalizzati sulle loro radici che, anche se non visibili dall’esterno, si sviluppano diramandosi nella profondità del terreno. Adesso pensa alle tue “radici”, alla tua capacità di crescere in altezza e in profondità e, appena ti senti pronta, prova a rispondere a queste domande:
- Che posto riveste nella mia vita il radicamento?
- Esattamente, cosa significa per me essere radicata alla realtà?
- Che rapporto ho con il mio corpo?
- Com’è il mio livello di consapevolezza corporea?
- Finora, ho permesso alla mia vita di radicarsi saldamente alla realtà quotidiana?
- Posso affermare di sentirmi stabile e di ricevere tutto il nutrimento di cui ho bisogno?
- Riconosco nella mia vita problematiche legate alla mancanza di radicamento?
- Se sì, cosa posso fare per sanare questa mancanza di “radici”?
- Sto soddisfacendo il mio anelito spirituale senza perdermi in fanatismi e deliri?
- Sto assumendo atteggiamenti troppo rigidi e intolleranti?
- Se riconosco degli squilibri, su cosa di preciso mi sto polarizzando?
- Cosa posso fare per ristabilire l’armonia?