Esercizio psicogreen: paesaggi dell’anima

I paesaggi che ti circondano o che vedi in foto possono diventare riflesso dei tuoi stati d’animo e parlarti dei paesaggi psicologi che ti abitano.

Immagine di un fiume che attraversa un paesaggio boschivo con nebbia

LUOGO DI ESECUZIONE: all’aperto (di fronte ad un paesaggio reale) o al chiuso (guardando la foto di un paesaggio)
MATERIALE NECESSARIO: carta e penna

Lo sai che puoi usare le foto naturalistiche come se fossero le macchie di Rorschach? (più o meno, dai…). Non a caso il filosofo e poeta svizzero Henri Frédérich Amiel ha saggiamente scritto che  “Qualunque paesaggio è uno stato d’animo”. Quello che devi fare è osservare la foto, ma naturalmente la stessa cosa può essere fatta mentre osservi un paesaggio dal vivo, sintonizzarti su quello che ti suscita e chiederti: Cosa evoca in me, in questo momento, questo scenario?

Attenzione, però, perché la domanda ti chiede cosa evoca lo scenario rispetto te stessa e la tua vita adesso, ossia in questo momento della tua esistenza. Riferire la domanda al tuo stato attuale ti permette di usare questo esercizio come una sorta di strumento proiettivo per facilitare in te la presa di coscienza di quello che stai vivendo nel qui ed ora.

È sottinteso che le domande che puoi farti sono diverse come, ad esempio:

  • Se questo scenario rappresentasse la soluzione ad un problema che sto affrontando in questo momento nella mia vita, cosa mi starebbe suggerendo?
  • Se in questo momento potessi trovarmi in questo scenario naturale, qual è la prima cosa che vorrei fare? Cosa mi racconta questa azione rispetto la mia vita? Come si traduce, nella mia vita, questa azione?
  • Qual è l’elemento di questo scenario a cui vorrei avvicinarmi per toccarlo, guardarlo più da vicino, odorarlo?
  • Se chiudo gli occhi ed immagino di diventare questo scenario naturale, quali sensazioni provo?
  • Se questo scenario naturale fosse un’istantanea della mia vita attuale, cosa mi starebbe raccontando?
  • Se questo scenario naturale rappresentasse la situazione in cui mi troverò se faccio la scelta che ho in mente, cosa mi direbbe?

Questo esercizio potrà sembrarti un po’ scemo, ma se ti predisponi all’ascolto e indaghi un po’ a fondo la risposta che ti viene da dare, può trasformarsi in un utile strumento introspettivo che ti aiuta a connetterti al tuo sentire momentaneo. Provare per credere!

Nel rispondere, però, devi essere sincera, e non dare una bella risposta solo perché così è più carino. Se, ad esempio, osservando una foto ti venisse da rispondere “questo paesaggio mi evoca un pesante senso di vuoto” questa è la risposta da accogliere. Poi, puoi ulteriormente indagarla chiedendoti ad esempio “in quale ambito della mia vita sento, adesso, un pesante senso di vuoto?”. Non c’è un termine prestabilito alle domande di indagine che puoi farti, sentirai tu quando sei arrivata al nocciolo della questione.

L’esercizio Paesaggi dell’Anima vuole essere un primo approccio alla riflessione sui diversi Paesaggi riccamente sfaccettati che danno forma al tuo ecosistema interiore. Ti invito pertanto, nell’osservare le foto che di volta in volta guarderai o gli scenari in cui ti troverai, a “metterti in ascolto” per cogliere le sensazioni che questi scenari ti suscitano ed iniziare a familiarizzare con quali Paesaggi ti senti maggiormente in sintonia.

Ti consiglio di annotare le tue impressioni prima che scivolino via. Lascia la mente libera di vagare, non censurare alcun pensiero, fatti guidare dall’intuito e presta attenzione a come “vibrano” in te le immagini. Se ti trovi all’aperto, osserva il mondo naturale e prendi nota di cosa cattura la tua attenzione. Passa un po’ di tempo ad osservare e cerca di considerare quello che ti ha “chiamato” come una metafora relativa alla tua vita.

Un anno sono diventata particolarmente consapevole dei rami morti su degli alberi. Ovunque andassi, vedevo alberi con un solo arto avvizzito. All’inizio non riuscivo a capire quale fosse il messaggio ma, poi, mi sono resa conto che questi alberi stavano attirando la mia attenzione perché c’era un aspetto di me stessa che ero pronta a potare e a lasciar andare. Vedere questa metafora apparire ripetutamente in così tanti posti mi ha dato la forza di rivalutare la mia vita e vedere dove avevo il legno morto che doveva essere tagliato via.

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